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Notturno sul Matese.

 

Luna bianca che splendi sul lago

in un gioco di luci tremanti,

o superbo Miletto che, vago

e potente, di neve t'ammanti,

 

freddo vento non visto, e che sento

nel frusciare del bosco severo,

da voi esce una voce che stento

a capire, e m'inizia a un mistero.

Al mister della vita che passa,

radiosa bellezza fuggente,

della forza che forma la massa

delle cose dal corpo apparente,

 

dello spirto invisibil che sta

nell'azzurro del cielo a guardare ...

e un'angoscia paurosa mi fa

con orrore su me reclinare.

 

- Che son io? gli alti monti ed il vento?

e le gemme splendenti nel cielo? ...

Chi son io? perche penso e risento? ...

Lo saprò, se la morte alza il velo? ...

 

Non saprò ... Svanirà quel che vedo,

per cui sogno, e talvolta sorrido.

Finirò ... Perchè nacqui? ... Non credo

abbia senso l'amaro mio grido!

 

6 Aprile 1948

 

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