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Notturno sul Matese.
Luna bianca che splendi sul
lago
in un gioco di luci
tremanti,
o superbo Miletto che, vago
e potente, di neve
t'ammanti,
freddo vento non visto, e
che sento
nel frusciare del bosco
severo,
da voi esce una voce che
stento
a capire, e m'inizia a un
mistero.
Al mister della vita che
passa,
radiosa bellezza fuggente,
della forza che forma la
massa
delle cose dal corpo
apparente,
dello spirto invisibil che
sta
nell'azzurro del cielo a
guardare ...
e un'angoscia paurosa mi fa
con orrore su me reclinare.
- Che son io? gli alti monti
ed il vento?
e le gemme splendenti nel
cielo? ...
Chi son io? perche penso e
risento? ...
Lo saprò, se la morte alza
il velo? ...
Non saprò ... Svanirà quel
che vedo,
per cui sogno, e talvolta
sorrido.
Finirò ... Perchè nacqui?
... Non credo
abbia senso l'amaro mio
grido!
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